Economia
Nel 1986 l’entrata del Portogallo nella Comunità Europea è stato un chiaro segnale di voglia di crescita e stabilizzazione dei parametri economici.
Ad oggi, però, la situazione economica del Portogallo è tutt’altro che rosea. Essendo un’economia “giovane” e in via di consolidamento è oggi interessata da una fase di recessione sulla scia dei problemi che stanno affrontando anche altri paesi europei (Spagna e Grecia in primis).
Un tempo l’agricoltura era il vero motore trainante dell’economia portoghese mentre, oggi, rappresenta solo il 4% del PIL interno e occupa l’11% della forza lavoro. Più della metà del territorio del Portogallo continentale continua ad essere dedicato all’agricoltura.
Nel nord del paese prevale un’agricoltura differenziata: è diffusa la coltura di orzo, patate, riso, pomodori e frumento e nella vallata del Douro si coltivano soprattutto vigne pregiate da cui si producono i famosi vini liquorosi di Porto.
Nella parte meridionale del Portogallo, invece, prevale un’agricoltura intensa di ulivi – circa 400 mila ettari di ulivi (soprattutto nelle regioni dell’Estremadura e nell’Algarve) garantiscono la produzione di un buon olio che gode di fama internazionale – e di cereali, principalmente fumento.
Il Portogallo vanta anche una discreta produzione di frutta, tra cui spiccano le coltivazioni di arance nella regione Algarve, pere (la varietà Pera Rocha), mele, mandorle e noci. Tra le altre produzione del territorio ci sono anche ortaggi, fiori, barbabietola da zucchero, olio di semi di girasole e tabacco.
L’allevamento non è una parte rilevante dell’economia del Portogallo, salvo nel settore degli ovini, a differenza della pesca che rappresenta una fonte di reddito importante.
Infatti, i pescherecci del Portogallo dominano nell’Oceano Atlantico e garantiscono una cospicua quantità di sardine, merluzzi, tonno, spugne e acciughe che alimentano una fiorente e attrezzata industria conserviera lungo la costa del paese e che rappresenta uno dei maggiori prodotti esportati all’estero.
Un altro prodotto che il Portogallo esporta all’estero e di cui è uno dei principali produttori a livello mondiale è il sughero, grazie anche alla presenza di risorse boschive che coprono circa il 34% della nazione, principalmente pini, querce da sughero, lecci ed eucalipti.
Il settore industriale è quello che ha subito la maggiore modernizzazione negli ultimi anni.
Le principali industrie sono quella tessile, calzaturiera, pellami, mobili, ceramica e sughero, a cui si aggiunge un discreto numero di raffinerie, industrie petrolchimiche, cementifici, cantieri navali e industrie automobilistiche, industrie elettriche ed elettroniche, per macchinari e cartiere. Le principali aree industriali del paese sono le zone intorno a Setúbal, Lisbona, Porto e Aveiro.
L’artigianato Portoghese è basato sulla produzione della ceramica, diffusa in tutto il paese (pregiati sono i cucchiai artistici intagliati dai pastori ) e la produzione di trine lavorate dalle donne di Viana do Castelo e di Vila do Conde.
A partire dagli anni novanta, il Portogallo ha sviluppato un'economia sempre più basata sui servizi e sul settore terziario che determina il 66% del Pil e occupa la metà della forza lavoro del paese.
Il turismo rappresenta una risorsa in cui il Portogallo dovrebbe investire maggiormente: dopo un boom di turisti negli anni novanta e il fiorire di numerose strutture ricettive, negli ultimi anni questo trend è andato scemando.
Uno dei problemi cruciali del Portogallo è la disoccupazione. Dato che sia le esportazioni che gli investimenti in nuove attività sono in netto calo, numerose aziende sono costrette a chiuder anche a poco tempo dalla loro apertura. Ad oggi il Portogallo detiene la palma nera dell’Unione Europea con in tasso di disoccupazione pari al 15%.
Un altro problema che frena lo sviluppo del Portogallo e rappresenta una zavorra per l’intero sistema è la spesa pubblica improduttiva che impedisce al governo di risanare le casse ricorrendo al debito pubblico perché i tassi d’interesse sui titoli di Stato sono troppo alti e perché la fiducia degli investitori sta scemando.
Le prospettive per il Portogallo, però, sembrano avere delle vie di miglioramento su cui la classe dirigente e il governo in primis sono chiamati ad intervenire prontamente per non arrivare al tracollo dell’economia nazionale.
