La dittatura di Salazar
Vedendo il paese sfaldarsi lentamente, la classe dirigente decise di affidare il paese a un uomo capace ed eclettico, Antonio Oliveira Salazar. Dal 1928 al 1983 Salazar fu ministro delle finanze (laureato a pieni voti all’Università di Coimbra in economia e finanza e professore accademico), poi fu nominato primo ministro nel 1932 e, infine, sull’onda del suo successo personale e sui buoni risultati delle sue manovre politiche, fu a capo della più lunga dittatura europea del Novecento, dal 5 luglio 1932 al 26 settembre 1968.
Uomo serio e riservato, con una forte vocazione per l’ordine e la conservazione, solitario ma eclettico, distaccato e misantropo, che fui appoggiato dalla folla poiché si è creata la figura dell’uomo eroico che si accollava il fardello dello stato portoghese. Partendo dalle ceneri lasciate dalla prima repubblica, Salazar diede vita all'“Estrado Novo”, un nuovo stato portoghese che in teoria doveva essere controllato dal’Assemblea Nazionale, ma che in realtà era una dittatura.
Nei primi anni del suo governo, Salazar era affiancato da un gruppo di militari che poi riuscì ad estromettere dal potere diventando capo assoluto e a trasformando la dittatura militare in un regime che aveva anche il sostegno della Chiesa e dell’Esercito.
Come le coetanee dittature in Italia e Germania, l’ideologia Salazarista era basata su un forte nazionalismo che spinge anche alla ripresa del colonialismo e sulla triade di valori “Dio-Patria-Famiglia”, che davano un’impronta rurale e popolare alla dittatura.
Nel 1933 Salazar promulga l' “Estatudo do Trabalho Nacional”, venne creato il “Segretariado pela Propaganda Nacional” e le strutture di inquadramento e incitamento di massa come la “Legião Portuguesa”, “Acçao Escolar Vanguarda” e la “Mocidade Portuguesa”, le uniche associazioni che erano consentite in Portogallo durante la dittatura.
Venne inoltre creata una polizia politica di sicurezza pubblica che doveva controllare la società ed evitare qualsiasi forma di ribellione.
Una delle prime azioni politiche di Salazar è stata la censura, ovvero egli vietò a stampa, teatro, letteratura, cinema e televisione di parlare di socialismo, comunismo o di diffondere notizie provenienti dall’estero o contrarie all’ideologia sala zarista.
Ma Salazar, da bravo economista, riuscì a mettere a punto delle politiche e riforme economiche che ripianarono il bilancio dello stato grazie all’aumento delle imposte indirette e alla riduzione drastica delle spese pubbliche. Inoltre attuò politiche protezionistiche sia nei confronti del Portogallo che delle colonie per la produzione agricola e industriale interna e quindi mise in pratica le teorie interventiste dello stato per cercare di stimolare le attività economiche e la domanda stessa.
Il risanamento dell’economia è stato possibile anche grazie alla fondazione della “Caixa Nacional de Crédito” e la “Caixa Nacional de Depositos”, organismi di finanziamento agricolo-industriale e di promozione economico in generale.
Inoltre Salazar investì il denaro pubblico nella costruzione di strade, porti, ospedali, infrastrutture, porti e, a partire dagli anni Sessanta, anche nella realizzazione della rete per le telecomunicazioni.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, approfittando dell’embargo imposto alla Spagna, il Portogallo assiste ad un forte incremento della produzione industriale e la nascita o specializzazione di industrie metallurgiche e si acciaieria pesante – che però poi risulteranno “ingombranti” una volta finita la guerra.
Inoltre Salazar mantenne buoni rapporti con la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, aderendo così alla Nato e il Portogallo è anche ammesso all’ONU.
Salazar governò indisturbato per oltre trent’anni e la debolezza del suo regime venne proprio dalle colonie che, negli anni Sessanta, erano ancora sotto il controllo del Portogallo e di Salazar. Erano colonie portoghesi in Africa la Guinea-Bissau, il Mozambico, le Isole di capo verde, il Sao Tome e Principe, l’Angola, mentre in Asia c’erano Timor e Goa.
Le colonie rappresentavano per Salazar i luoghi da sfruttare per garantirsi materie prime e metalli preziosi da rivendere alle altre nazioni europee e inoltre erano anche luoghi di assorbimento dell’eccedenza di manodopera nella madrepatria.
Nel 1961 le colonie portoghesi iniziano a ribellarsi la governo dittatoriale e repressivo di Salazar così come succede anche in Portogallo stesso, dove ormai sono diffuse le rivolte popolari contro la dittatura. Inoltre, nello stesso anno l’ONU riconosce l’autodeterminazione dei popoli d’Oltremare.
L’indipendenza delle colonie, però, non sarà portata a termine da Salazar che esce di scena per infermità mentale nel 1968, lasciando il governo del Portogallo in mano a Marcelo Caetano.
