Fine dominio spagnolo

Nel 1580, gli Asburgo di Spagna ottennero il regno del Portogallo e tutto il vasto impero che tra il XIV e il XVI secolo i sovrani portoghesi e i grandi navigatori riuscirono a costruire.
Inizialmente il Portogallo godeva di una minima autonomia che però nel tempo fu erosa dall’autoritarismo del governo spagnolo.

Alla fine del 1800 l’inetto re di Spagna Filippo IV mise tutto il potere nel suo fedele braccio destro, Olivares che governò la Spagna e tutto l’impero con autoritarismo, ma l’apparenza di giustiziere che voleva stroncare la corruzione e il lusso sfrenato che imperavano in Spagna ne fece una figura popolare e amata. Grazie al suo impegno nella politica estera, il Portogallo riuscì ad ottenere l’indipendenza nel 1640 con il sostegno del popolo portoghese, oberato dalle tasse e amareggiato poiché i territori delle colonie venivano trascurati.

Si insediò così la dinastia di Braganza, che regnò fino 1910. Primo re del nuovo regno di Portogallo fu Giovanni IV. Egli si circondò di bravi diplomatici che furono in grado di far tornare il Portogallo alla ribalta internazionale per il commercio vai mare, riconquistò l’Angola e parte del Brasile che era stato occupato dagli Olandesi.
Ma il corso degli eventi e la politica aggressiva delle altre potenze europee, portarono il re ad accentrare sempre di più il potere nelle sue mani trovando il favore solo dell’aristocrazia portoghese tra cui il re sceglieva i suoi ministri.

Il paese all’inizio del 1700 era caratterizzato da un lato da un’apertura culturale verso gli altri stati europei, ma dall’altro si assiste ad una terribile crisi economica aggravata dall’aumento delle tasse, dall’inflazione, dalla corruzione e dello spreco di denaro pubblico tra il clero e le classi privilegiate della società, ovviamente a scapito della popolazione più povera che organizzò delle rivolte.
I successori di Giovanni IV si dimostrarono incapaci di governare e si affidavano sempre più ai primi ministri che diventavano i veri governatori del Portogallo.

Tra questi, a metà del XVII secolo, spicca la figura del marchese di Pombal, ministro del regno e capo del governo sotto il regno di Giovanni I. La sua figura è collegata al terremoto che nel 1755 distrusse quasi completamente Lisbona e le zone limitrofe: a Pombal si devono i soccorsi tempestivi alle vittime e la ricostruzione della città. Promosse in seguito anche notevoli riforme politiche, fiscali ed economiche che risollevarono l’economia portoghese.

Seguendo le idee degli illuministi europei, Pombal impose leggi severe e rigorose a tutte le classi sociali dai poveri all'alta nobiltà, abolì lo schiavismo nei riguardi dei nativi nelle colonie, riorganizzò l'esercito e la marina, si occupò anche della riorganizzazione dell’Università di Coimbra e di altri istituti scolastici statali in tutto il Portogallo. Sotto il suo governo, però, si ebbero delle importanti riforme religiose: nel 1759 i gesuiti vennero espulsi dal Portogallo e nel 1772 pose l’Inquisizione sotto il controllo diretto del sovrano e del governo portoghese.

Anche nella gestione delle colonie, Pombal si distinse per l’aver consolidato il monopolio commerciale con l’obiettivo di creare sempre maggiore ricchezza e materie prime per la madrepatria. A lungo andare, però, i suoi modi dispotici e crudeli, crearono un certo dissenso intorno a lui, a scapito di quanto era piaciuto ed era fatto fino a quel momento.
Nel 1808 il Portogallo dovette respingere l’attacco delle truppe napoleoniche e nel frattempo si assisteva ad un’aspra lotta tra conservatori e liberali, tra le diverse classi sociali e l’aggravarsi delle condizioni economiche della popolazione determinarono un periodo di instabilità.

Nonostante questo, il Portogallo visse un periodo di rinascita sociale e culturale: i vari governi che si sono succeduti hanno abolito al schiavitù nel 1836, promosso l’istruzione primaria gratuita, la libertà di stampa, la costruzione di infrastrutture e trasporti (strade e una rete ferroviaria capillare sul territorio), la riforma della legislazione con il Codice Civile del 1867, e la divulgazione di numerose opere letterarie di scrittori e autori portoghesi. Inoltre, dal punto di vista economico, questo è il periodo di passaggio da una società rurale ed agricola a quella industrializzata con l’introduzione di macchinari.

La crisi economica e finanziaria, però non migliorò e determinò il diffondersi di rivolte popolari e insurrezioni che portarono all'assassinio del re Carlo I e nella rivoluzione del 1910. Grazie a questa rivoluzione popolare si instaurò la Repubblica.