Il Portogallo oggi

Nel 1968, dopo trent’anni di dittatura di Salazar, salì al potere Marcelo Caetano, giurista ed economista che divenne primo ministro, formando un gabinetto di tecnocrati e iniziando una cauta liberalizzazione del Portogallo.

Il paese era però logorato dalla crisi economica, fiaccato dallo stato di guerra e dalle ribellioni che incalzavano nelle colonie che chiedevano l’indipendenza. La situazione comportò un malcontento generale in tutte le classi sociali, dalla nobiltà a quelle meno agiate, e soprattutto nelle forze armate.

Furono proprio queste ultime a istigare la popolazione e organizzare un golpe. Nel 1974, però, un gruppo di militari dell'ala progressista pose fine al governo di Caetano e alla dittatura di Salazar.
Il 25 aprile 1974 avvenne il colpo di stato che portò al ripristino della democrazia dopo un biennio di transizione e instabilità. Questo è ricordato come la “Rivoluzione dei garofani”, dal gesto di una fioraia di offrire fiori ai soldati in una piazza di Lisbona e questi furono infilati nelle canne dei fucili, divenendo simbolo della rivoluzione.

La Rivoluzione diede inizio ad un periodo di grande instabilità e fermento politico che durò all’incirca un paio d’anni, fino al 1976 quando si tennero le prime elezioni per l'Assemblea della Repubblica, vinte dai socialisti, e il potere fu quindi attribuito democraticamente agli eletti. Si attuarono quindi riforme costituzionali, una riforma agraria e tutti gli elementi che facevano riferimento alla dittatura e alle vecchie istituzioni.

Nel 1986 il presidente del Parlamento Soares firmò l'ingresso del Portogallo nell’attuale Unione Europea e attuò quindi una serie di politiche per il rafforzamento della struttura sociale e produttiva e di riforme economiche per rilanciare il paese.
Inoltre, durante la seconda metà degli anni Ottanta del XX secolo, il Portogallo visse un periodo di stabilità politica e concluse anche la sua storia coloniale con accordi e trattati che garantivano la libertà alle ultime colonie rimaste, Macao e Timor Est.

Nel 1997 il Portogallo entrò anche a fare parte dell’Unione Economica e Monetaria e il partito socialista consolidò il suo potere, sfiorando la maggioranza assoluta sia alle elezioni europee del giugno 1999 che in quelle politiche dell’inverno successivo. Solo nel 2002 le elezioni politiche furono vinte da José Manuel Durão Barroso, che, grazie all'appoggio del Partito popolare, formò un governo di centro-destra. Alle elezioni del luglio 2004 ha vinto Santana Lopes, leader dei socialdemocratici, mentre l'ex premier Barroso ha ottenuto il prestigioso incarico di presidente della Commissione europea.

L’anno successivo, alle elezioni legislative si affermavano invece i socialisti di José Socrates, ma nelle elezioni presidenziali del gennaio 2006 il risultato si ribaltava con la vittoria al primo turno del moderato Anibal Cavaco Silva, in passato primo ministro.
La situazione economica e sociale del Portogallo, però è rimasta sempre critica e attualmente le finanze dello stato rischiano il tracollo.

L’Unione Europea ha più volte richiamato il Portogallo per attuare delle manovre correttive e riportare il deficit statale entro i limiti del Patto di stabilità dell’UE attraverso tagli drastici alla spesa sociale e un ampio piano di privatizzazioni in merito ai settori energetico, dell'industria aeronautica e agro-alimentare.